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A scuola di SEO: cosa sono i Core Web Vitals

L’ottimizzazione dei siti web per i motori di ricerca, quella universalmente conosciuta come SEO, è materia in continuo sviluppo e dovrebbe essere sempre affidata a persone esperte della materia, che abbiano seguito corsi e abbiano ottenuto certificazioni ed attestati delle professionalità acquisite. Fare SEO senza una approfondita conoscenza significa, parafrasando Leonardo da Vinci, “andar per mare senza bussola e senza timone”. Lo scopo del consulente SEO è quello di migliorare il posizionamento (ranking) del sito internet del suo cliente sui motori di ricerca e ottenere un aumento del traffico. Tutti possiamo intuire che un sito posizionato più in alto nelle pagine dei risultati alle ricerche degli utenti (SERP) hanno maggiori possibilità di essere cliccate e quindi ricevere un numero maggiore di visite. Per ottenere il risultato voluto bisogna tener conto di molti “segnali” chiamati “Fattori SEO”.

I Core Web Vitals di Google

Il team di sviluppo di Google Chrome, dopo aver effettuato una serie di ricerche, ha dimostrato che gli utenti preferiscono le pagine web che offrono loro una piacevole esperienza di navigazione. Già in precedenza alcuni fattori come la velocità di caricamento delle pagine e l’ottimizzazione per i dispositivi mobili erano entrati fra i fattori di ranking. E, a fine primavera dello scorso anno, ha annunciato i Core Web Vitals (Segnali Web Essenziali). Dal punto di vista pratico si parla di un insieme di parametri misurabili che riescono a quantificare gli aspetti chiave di come l’utente percepisce la piacevolezza del sito che sta visitando non solo in termini di tempo di caricamento, ma anche come qualità dell’interattività e stabilità durante il caricamento della pagina.

Le nuove metriche SEO

Essendo basate su accurate ricerche di mercato le metriche che sono state introdotte con i Core Web Vitals si evolveranno con il tempo. Attualmente vengono presi in considerazione tre fattori principali: le prestazioni di caricamento, l’interattività e la stabilità visiva. Per il tempo di caricamento si usa la LCP (Largest Contentful Paint) che misura il tempo di caricamento non di tutta la pagina ma di quella che l’utente vede realmente nel browser. Un buon LCP deve essere inferiore a 2, secondi; se è superiore a 4 secondi è considerato scadente mentre per i valori intermedi è necessario intervenire. Per valutare l’interattività si usa la FDI (First Input Delay) ovvero il tempo che intercorre fra il momento in cui l’utente esegue un’azione (per esempio premere un pulsante) e il momento in cui l’azione richiesta viene eseguita. Infine il CLS (Cumulative Layout Shift) misura la stabilità visiva della pagina. Altri fattori chiave da tenere sotto osservazione sono, ovviamente, l’usabilità mobile ma anche l’utilizzo del protocollo HTTPS per garantire la sicurezza e una struttura adeguata degli annunci pubblicitari che non disturbino la navigazione. Tutti fattori misurabili e interpretabili con gli strumenti che Google mette a disposizione degli specialisti che possono aiutare a scalare le classifiche e vedere il sito salire nelle sue posizioni.

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