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Dopo i diritti umani e dei cittadini… i diritti digitali?

Parlamento Europeo

L’uomo online resta soprattutto un uomo e non solo uno pseudonimo o un avatar 3D nel Metaverso. Sulla base di questa osservazione, la Commissione europea ha lavorato a una dichiarazione dei diritti e dei principi digitali, una dichiarazione che definisce un quadro di protezione per tutti gli utenti Internet europei.

Questa dichiarazione è composta da sei capitoli, che espongono altrettanti principi generali. Perciò la connessione a Internet ad alta velocità e a un prezzo accessibile, si pone ormai non come un semplice obiettivo da raggiungere ma come un diritto all’interno dell’Unione Europea. Viene anche ricordato il diritto a condizioni di lavoro dignitose ed eque, indipendentemente dalla posizione o dal tipo di posizione relativa alla tecnologia digitale (qui si tratta più di un richiamo e di un’estensione dei diritti già definiti per qualsiasi professione all’interno dell’UE). La Commissione ritiene inoltre che tutti i servizi pubblici nei paesi dell’unione debbano essere accessibili online.

Un altro grande capitolo di questa dichiarazione dei diritti digitali riguarda la trasparenza dei servizi e dei siti online, che si tratti di pubblicità mirata o di utilizzo dell’IA. I cittadini dell’UE devono essere informati il ​​più possibile, sapendo che l’uso dell’IA è vietato per effettuare selezioni di cittadini nei settori della salute, del lavoro o dell’istruzione.

Un punto sarà probabilmente un po’ più dibattuto perché riguarda la libertà di espressione online. La Commissione Europea ritiene che ogni cittadino debba poter esprimersi liberamente online, pur sottolineando che saranno adottate misure per combattere i contenuti illegali (che è già l’obiettivo della Legge sui servizi digitali). L’estensione delirante delle leggi sul copyright, l’emergere di nuovi concetti (micro-aggressione) che permettono di far sembrare qualsiasi discorso critico come molestia, i rischi della censura preventiva o della sorveglianza di massa dei contenuti nonché  l’irruzione della morale puritana dei GAFA sulle principali reti di condivisione (YouTube, Instagram, Facebook) sollevano legittimamente degli interrogativi sulla natura di ciò che sarà considerato legale o illegale sulla rete delle reti.

Il testo della Commissione ricorda inoltre che la sicurezza (digitale e non) è un diritto. I cittadini dell’UE devono essere protetti da attacchi informatici, rischi di phishing o furto di identità digitale. Per quanto riguarda i dati personali, tutti gli utenti Internet dell’UE devono avere il controllo sulla condivisione dei propri dati. Non ci sarà alcun “modello economico” che regga: se l’utente Internet non vuole che i suoi dati siano condivisi con società terze, allora non ci sarà condivisione. Infine, non sorprende che la dichiarazione dei diritti digitali si prefigga l’obiettivo di spingere il settore digitale a ridurre l’impronta di carbonio, senza però menzionare (almeno per il momento) rmisure restrittive.

La dichiarazione dei diritti e dei principi digitali deve ancora essere “firmata” dal Parlamento e poi dal Consiglio Europeo.

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