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L’invasione dello “slop”: come l’IA sta trasformando il web in un “internet zombie”

L’invasione dello “slop”: come l’IA sta trasformando il web in un “internet zombie”

By auroraoddi

Il nostro mondo digitale è ormai invaso da una nuova piaga: lo “slop”. Questo termine, coniato dal developer Simon Willison, descrive in modo efficace il fenomeno in rapida crescita di contenuti generati automaticamente dall’intelligenza artificiale e pubblicati senza alcun controllo o revisione. Proprio come lo spam che inonda le nostre caselle email e la pubblicità indesiderata che riempie le nostre cassette postali, lo “slop” sta inquinando il nostro web, rubando l’attenzione degli utenti e rendendo sempre più difficile trovare ciò che realmente cerchiamo.

La nascita dello “slop”

L’avvento dell’IA ha rivoluzionato il modo in cui il contenuto viene creato e distribuito online. Grazie a modelli di linguaggio sempre più sofisticati, è ormai possibile generare automaticamente enormi quantità di testo, immagini e persino libri su qualsiasi argomento immaginabile. Questo ha portato alla proliferazione di ciò che Willison definisce “slop“: contenuti privi di valore, spesso pieni di inesattezze e creati unicamente per trarre profitto dalla pubblicità e dal traffico generato sui motori di ricerca.

L’impatto dello “slop” sugli utenti

Per gli utenti, l’invasione dello “slop” si traduce in una vera e propria perdita di tempo e frustrazione. Invece di trovare facilmente le informazioni di cui hanno bisogno, si ritrovano a dover scavare tra montagne di contenuti inutili e fuorvianti, generati da algoritmi senza alcun controllo umano. Questo fenomeno, come sottolineato da Jason Koebler di 404 Media, ha trasformato i social network in uno “zombie internet”, dove è sempre più difficile stabilire connessioni sociali autentiche.

I rischi dello “slop”

Oltre all’irritazione per gli utenti, lo “slop” può anche rappresentare un pericolo concreto. Ne è un esempio lampante il caso dei libri su funghi venduti su Amazon, che contenevano informazioni potenzialmente dannose per chiunque volesse raccogliere funghi selvatici. Questo dimostra come l’assenza di revisione umana possa portare alla diffusione di contenuti non solo inutili, ma addirittura pericolosi.

La reazione dell’industria

Il problema dello “slop” ha iniziato a preoccupare anche l’industria pubblicitaria, che rappresenta la principale fonte di reddito per i social network e i motori di ricerca. Farhad Divecha, direttore generale di AccuraCast, afferma di aver già riscontrato casi in cui gli utenti hanno erroneamente segnalato come “contenuto generato dall’IA” annunci pubblicitari perfettamente legittimi. Questo fenomeno potrebbe diventare un vero e proprio problema per l’industria se i consumatori inizieranno a percepire tutto il contenuto online come “spazzatura”.

La risposta di Google

Di fronte a questa minaccia, anche i giganti del tech stanno cercando di intervenire. Google, ad esempio, ha recentemente annunciato l’introduzione di “AI Overviews”, una funzionalità che aggiungerà risposte generate dall’intelligenza artificiale in cima ai risultati di ricerca. Sebbene l’azienda affermi di aver implementato solidi sistemi di sicurezza, questa mossa rappresenta un’inversione di rotta rispetto agli sforzi compiuti in passato per combattere lo spam.

Il futuro dello “slop”

Mentre il settore dell’email ha dovuto affrontare una lunga e difficile battaglia contro lo spam, il futuro dello “slop” sembra meno roseo. Con le stesse aziende che in precedenza si erano poste come “guardianes” ora diventate “bracconieri”, la lotta contro questa nuova piaga del web si preannuncia ancora più ardua. È necessario un intervento coordinato a livello di settore per arginare l’invasione dello “slop” e preservare l’integrità e l’utilità del nostro spazio digitale.

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