Venerdì scorso, Donald Trump ha presentato un’istanza di ingiunzione preliminare ad un giudice della Corte Federale della Florida a carico di Twitter, perché il social riattivi il suo profilo dopo il blocco subito quasi 10 mesi fa. L’ex presidente statunitense, infatti, fu bannato da Twitter lo scorso 8 gennaio; due giorni prima i sostenitori di Trump avevano assaltato e messo a ferro e fuoco Capitol Hill, con l’obiettivo di impedire l’insediamento di Joe Biden e, di conseguenza, legittimare ufficialmente la vittoria dell’avversario. Dal canto suo, l’ex presidente ha accusato il social di aver proceduto con la rimozione del profilo su pressione dei rivali politici del Congresso. Ma, allo stesso tempo, Twitter aveva evidenziato che, in seguito ai risultati elettorali, Trump aveva usato il suo account, istigando i suoi oltre 88 milioni di followers e convincendo gli stessi che gli esiti delle urne fossero stati alterati. E, quando è stato chiamato in causa per controbattere all’offensiva legale di Trump da parte dell’agenzia Reuters, Twitter ha risposto con il silenzio.
Ma Trump ha incalzato e, per bocca del suo avvocato, ha continuato ad affermare che la presa di posizione di Twitter è dimostrazione di un “livello di potere e controllo sul discorso politico di questo Paese che è immenso e storicamente senza precedenti, così come pericoloso. Pericoloso per garantire un dibattito democratico”. E, continuando con veemenza, Trump ha accusato di essere stato censurato ingiustamente nel corso del suo mandato; i suoi tweet venivano soppressi perché la piattaforma del cinguettio li riteneva come “informazioni fuorvianti” o perché trasgredivano le regole dell’azienda nella lotta conto “l’esaltazione della violenza”. L’ex presidente degli Stati Uniti, poi, ha notato come lo stesso trattamento di censura non abbia toccato la piattaforma dei talebani, liberi di twittare, a detta di Trump, le continue conquiste militari raccolte in Afghanistan.
Per poter perseguire l’obiettivo prefissato, infatti, gli avvocati di Trump hanno fatto notare come il suo profilo Twitter si fosse trasformato in una “town hall digitale”, una sorta di fonte di notizie e di informazioni, importanti dal punto di vista istituzionale, sull’andamento del governo, nel corso del suo mandato. Trump, molte volte, ha usato il suo profilo Twitter per diffondere annunci nazionali ed internazionali. Pertanto, ha commentato l’avvocato, in riferimento alla censura e al conseguente ban che Twitter ha imposto a Trump: “Il Paese non ha vantaggi da tentativi di sopprimere il discorso politico, ancora meno da tentativi di mettere la museruola a personaggi politici”.