Dalla gloria al tracollo: la storia di come i capricci dei fondatori hanno portato al crollo di Fisker, la startup di veicoli elettrici
04/06/2024
Fisker Inc., la startup di veicoli elettrici guidata dal noto designer Henrik Fisker e sua moglie Geeta Gupta-Fisker, è stata per anni al centro dell’attenzione del settore automobilistico. Con le sue ambiziose promesse di realizzare tutto, dal “Popemobile” elettrico a un’auto sportiva a batterie allo stato solido, la società sembrava destinata a diventare il prossimo grande nome dell’industria EV. Tuttavia, la realtà si è rivelata molto diversa: dopo aver consegnato solo poche migliaia di Fisker Ocean, il suo primo e unico modello, l’azienda è sull’orlo del fallimento, soffocata da problemi meccanici, caos organizzativo e decisioni dettate più dall’ego che dalla razionalità.
Attraverso le testimonianze di ex dipendenti e documenti interni, questo articolo approfondisce il crollo di Fisker, rivelando come i capricci e la mancanza di processi dei suoi fondatori abbiano minato le ambizioni dell’azienda, condannandola a un destino amaro.
La promessa mancata di Fisker
Fin dal suo esordio nel 2013, Fisker Inc. aveva attirato l’attenzione del settore con una serie di annunci ambiziosi. Dall’auto sportiva elettrica alimentata a batterie allo stato solido al pickup elettrico, dalle pod autonome ai SUV di lusso, l’azienda sembrava pronta a rivoluzionare l’industria automobilistica. Tuttavia, otto anni dopo, nessuna di queste promesse si è concretizzata.
Invece, Fisker è riuscita a consegnare solo poche migliaia di Fisker Ocean, il suo primo e unico modello di SUV elettrico. E anche questo veicolo, a causa di problemi meccanici e software, è diventato un fardello per l’azienda, che si trova ora sull’orlo del fallimento.
Il caos organizzativo dietro le quinte
Secondo gli ex dipendenti intervistati, il crollo di Fisker è stato il risultato di un caos organizzativo persistente che ha minato ogni aspetto dell’attività, dalla produzione alla gestione dei clienti.
Mancanza di processi e procedure
“La mancanza di processi e procedure era a dir poco sconvolgente“, ha dichiarato Sean O’Grady, ex responsabile regionale delle vendite di Fisker. “La stessa scusa che sentivo continuamente era: ‘Se non hai mai lavorato per una startup, questo è ciò che comporta: è caotico‘”.
Questo caos si è manifestato in numerosi modi: dalla mancanza di un adeguato servizio clienti a problemi con il sistema di garanzia, dalla difficoltà nel tenere traccia dei pagamenti dei clienti alla carenza di parti di ricambio.
Decisioni dettate dall’ego
Le decisioni prese dai fondatori, Henrik Fisker e sua moglie Geeta Gupta-Fisker, hanno ulteriormente contribuito al caos. Ad esempio, poco prima della consegna dei primi 22 Fisker Ocean negli Stati Uniti, Henrik Fisker ha voluto installare dei distanziali sulle ruote per renderle più “cool”, nonostante le preoccupazioni del team di ingegneria sulla sicurezza di tale modifica.
Allo stesso modo, Geeta Gupta-Fisker ha rifiutato di investire in un adeguato magazzino di parti di ricambio, convinta che la qualità di costruzione del veicolo fornito dall’azienda partner Magna fosse talmente elevata da non richiedere molti interventi di manutenzione.
Il fallimento del servizio clienti
Il caos organizzativo di Fisker si è riflesso anche sulla sua capacità di assistere i clienti. Quando i primi Fisker Ocean sono stati consegnati, i proprietari hanno avuto enormi difficoltà nel contattare l’azienda per ottenere supporto.
La scelta della chatbot
Inizialmente, Geeta Gupta-Fisker aveva deciso di gestire le richieste dei clienti esclusivamente attraverso una chatbot sul sito web, senza un vero e proprio call center. Questa decisione si è rivelata disastrosa, costringendo l’azienda a rivedere la sua strategia e a assumere un fornitore esterno per gestire le chiamate dei clienti.
Il mancato pagamento del fornitore
Tuttavia, anche questa soluzione temporanea non ha funzionato. Dopo pochi mesi, Fisker ha smesso di pagare il fornitore, che ha poi intentato una causa legale contro l’azienda, reclamando oltre 660.000 dollari di fatture insolute.
La carenza di parti di ricambio
Un altro grave problema affrontato da Fisker è stata la carenza di parti di ricambio, dovuta in gran parte alle decisioni dei suoi fondatori.
La resistenza di Gupta-Fisker
Secondo i dipendenti, Geeta Gupta-Fisker si è opposta all’idea di costruire un ampio magazzino di parti di ricambio, spinta dal desiderio di risparmiare denaro. La dirigenza di Fisker ha giustificato questa decisione citando un sondaggio di McKinsey che mostrava come i veicoli elettrici richiedessero meno manutenzione e meno parti di ricambio.
Le conseguenze della carenza
La mancanza di un adeguato magazzino di ricambi ha avuto gravi conseguenze quando il Fisker Ocean ha iniziato a manifestare numerosi problemi meccanici e software, tra cui difetti ai meccanismi delle portiere, ai telecomandi e ai cofani. I tecnici di Fisker hanno dovuto improvvisare, “cannibalizzando” persino le auto di Henrik Fisker e dell’ex chief accounting officer per reperire i pezzi necessari.
La gestione della garanzia
Oltre alla carenza di ricambi, Fisker non è riuscita nemmeno a mettere in piedi un adeguato sistema di gestione delle garanzie.
Mancanza di fondi per le riparazioni in garanzia
Secondo i dipendenti, l’azienda non ha mai accantonato fondi specifici per coprire i costi delle riparazioni in garanzia, una prassi standard nell’industria automobilistica. Ciò ha aggravato ulteriormente le difficoltà nel fornire un servizio efficace ai clienti.
Problemi nella documentazione dei lavori
Inoltre, i tecnici di Fisker non solo dovevano riparare i veicoli sul campo, ma anche compilare i moduli di lavoro – un compito non tipico del loro ruolo. Questo ha portato a molti moduli incompleti e a difficoltà nel trasferire i dati dal sistema Salesforce a quello contabile SAP.
Il crollo finale
Mentre Fisker cercava di far fronte alle numerose sfide, il caos all’interno dell’azienda è continuato a perseguitarla fino alla sua fase finale.
La fuga dalla sede centrale
A marzo 2023, i dipendenti hanno ricevuto la notizia che l’azienda stava abbandonando immediatamente la sua sede centrale a Manhattan Beach. Dopo una breve confusione, è stato chiarito che in realtà avevano ancora un mese di tempo prima di perdere l’accesso all’edificio.
La caccia ai pagamenti mancanti
Oltre a dover affrontare lo sgombero della sede, i dipendenti sono stati incaricati di risolvere il problema dei titoli di proprietà e delle registrazioni arretrate dei veicoli, nonché di rintracciare i 16 milioni di dollari di pagamenti dei clienti che l’azienda aveva perso.
La corsa per vendere le auto rimanenti
Consapevole di dover liberarsi rapidamente delle auto rimanenti, Fisker ha offerto bonus di 1.000 dollari ai venditori per ogni Fisker Ocean venduto direttamente, anziché tramite concessionari. Inoltre, l’azienda ha eliminato le spese di destinazione e di gestione, tipicamente superiori a 2.000 dollari per veicolo.
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