I progetti di Bill Gates a favore dell’ambiente

06/11/2021
Il Presidente della Commissione dell’Unione Europea Ursula von der Leyen, nel corso della conferenza stampa, secondo quanto riportato dall’Agenzia ANSA, ha presentato il lancio di un’iniziativa che, con la collaborazione dell’Unione Europea, vedrà anche la partecipazione di Bill Gates. Partendo, infatti, dalla consapevolezza che “il metano causa un riscaldamento di otto volte superiore a quello della Co2”, la von der Leyen ha annunciato: “Lanceremo poi un’iniziativa che riguarda l’innovazione, le tecnologie del futuro saranno fondamentali per ridurre le emissioni. A Glasgow, assieme a Bill Gates, lanceremo un programma per finanziare i progetti innovativi che favoriscono il clima e che riguardano, ad esempio l’idrogeno verde”.
Pochi giorni fa, infatti, le Nazioni Unite hanno diffuso il rapporto “2021 Emissions Gap”, in grado di restituire gli effetti dannosi che le emissioni hanno sull’ambiente e in cui si illustra che il pianeta Terra rischia di vedere incrementata la sua temperatura di circa 2.7 gradi nei prossimi anni, qualora si resti indifferenti ai problemi climatici. Per perseguire l’obiettivo prefissato e calmierare l’effetto dei cambiamenti climatici, è necessario diminuire le emissioni di carbonio del 7,5% circa, almeno per i prossimi nove anni, dunque fino al 2030. Si tratta, però, di una percentuale molto bassa, rispetto a quella indicata dagli scienziati. Questi, infatti, hanno affermato che il decremento di emissioni di carbonio dovrebbe essere pari al 45% perché, solo in questo modo, si limiterebbe l’aumento della temperatura della crosta terrestre a 1.5 gradi centigradi. Questi, infatti, sono i dati diffusi delle Nazioni Unite.
Europa, Stati Uniti, Giappone e il Regno Unito stanno studiando strategie utili per muoversi in questa direzione, mettendo in campo un impegno notevole per la causa. Ma altri paesi, quali India, Cina, Russia e Australia fanno registrare ancora importanti ritardi nella lotta ai cambiamenti climatici. Commentando questo trend altalenante, frutto di un mancato accordo tra tutti i paesi interessati, Antony Froggatt di Chatham House ha affermato: “Questi sono paesi che possono fare la differenza in termini di livello complessivo delle emissioni nel 2030, quindi per me questo è un test chiave”. Alok Sharma, presidente entrante della COP26, invece, ha dichiarato: “Ci sono stati progressi ma non abbastanza. Questo è il motivo per cui abbiamo particolarmente bisogno che le nazioni del G20, si facciano avanti con impegni più forti fino al 2030”. E, proprio grazie alla legge che lui stesso ha pensato e realizzato, approvata agli inizi del 2021, e alle strategie finalizzate al decremento delle emissioni del 55% entro 2030, l’Unione Europea arriva alla Cop26 con lo status di “leader globale sul cambiamento climatico”.