Intervista a William Gobbo, CEO di Sealence

Intervista a William Gobbo, CEO di Sealence

Intervista a William Gobbo, CEO di Sealence, start-up innovativa che promette di ridefinire il modo di vivere il mare. Come? Scopriamolo in questo articolo.

Sealence è una start-up innovativa che nasce ufficialmente nel 2017 ma che affonda le proprie radici nella testa del CEO William Gobbo, almeno 10 anni prima. 

Se è vero che ogni opportunità nasce da un’esigenza, Sealence diventa l’emblema del precetto: è il 2007, quando William Gobbo, un dirigente appassionato di nautica, si trova a far fronte alla rottura del motore della propria barca. Basterebbe sostituirlo, direte voi lettori pragmatici, senza considerare però che spesso, la luce della creatività e dell’innovazione, costituisce la panacea di tutti i problemi. 

E William questo fa, inizia a pensare che sostituire un motore con un altro similare, non solo costerebbe una fortuna ma non risolverebbe nemmeno il “guaio” a lui tanto caro, quello dell’inquinamento del mare. 

Dall’esigenza al sogno, il passo si fa breve e la prospettiva più prossima inizia ad assumere dei connotati ben specifici che prendono il nome di “motore elettrico”. Molti di voi non lo sapranno, ma a fronte di una grande evoluzione dell’elettrico nel settore automobilistico, in quello nautico la resistenza è ancora molto forte. L’idea di William Gobbo quindi, assume i contorni di un progetto avveniristico piucchè di facile attuazione, soprattutto perché pian piano il progetto si espande fino a voler raggiungere la grande nautica commerciale. Già, il sogno di William Gobbo è proprio questo: difendere il mare con tutte le forze, non rinunciando alle alte prestazioni dei motori nautici. 

Il 2017, dopo anni passati a prototipare e ad immaginare motori surfanti a pelo d’acqua, William presenta il suo progetto al Professor Ernesto Benini, Università di Padova. La risposta è sorprendentemente entusiasta e nel 2018 i due entrano in società e iniziano a montare i primi jet in laboratorio. Il 2019 è l’anno della consacrazione e avviene in un luogo ben preciso: il Salone di Genova. E’ ottobre 2019 e grazie anche ad una prima campagna di crowdfunding con la quale raccolgono 450.000 euro in meno di tre settimane, il progetto diviene una splendida realtà che oggi vede alla guida tecnica Marco Cassinelli (ex Lamborghini, Alfa Romeo, MVAgusta per citare alcune aziende).

Il team Sealence cresce e nel 2020 viene replicata la campagna di crowdfunding che fa registrare un record assoluto in Europa: in appena 18 ore viene raccolto 1.2 milione di euro che arrivano a 3 in meno di 20 giorni. Inizia l’ingegnerizzazione del DeepSpeed, il gioiello di casa Sealence che prevede di essere messo in acqua non più tardi del 2022 e che è già stato brevettato e riconosciuto in oltre 47 paesi di tutto il mondo. Che cos’è il DeepSpeed firmato Sealence? Facciamocelo raccontare da loro 🙂 

Buongiorno William, innanzitutto grazie per la tua disponibilità e complimenti per questo progetto. Durante la nostra chiacchierata conoscitiva abbiamo avuto modo di scoprire il retroscena legato alla nascita di Sealence: la rottura del motore della tua barca. Ecco, quanto è importante partire da un’esigenza personale per costruire qualcosa che vada a risolvere i “problemi” di molti? 

Grazie a voi per l’invito e per i complimenti che estenderò a tutto il team! Le innovazioni di solito sono guidate dal prodotto o dal mercato. Sono due tipi di percorsi leggermente diversi: quelli guidati dal prodotto devono in qualche modo sincerarsi che ci sia veramente una necessità di mercato; quelle che nascono da un’esigenza, hanno invece già un mercato di riferimento. In questo secondo caso il problema vero è capire se stiamo rispondendo all’esigenza con il prodotto giusto. 

Faccio un esempio: Facebook è stata un’innovazione guidata da un prodotto. Non rispondeva ad una vera esigenza di mercato, o meglio, era un’esigenza fino a quel momento inespressa. E’ stata quindi la nascita del primo social network a mettere in luce un bisogno fino a quel momento latente. 

DeepSpeed è nato invece dall’esigenza di un singolo – il sottoscritto – che poi si è rivelata essere, in prospettiva, un’esigenza di molti: la necessità di andare per mare nel silenzio e senza inquinare. E da lì è nato il progetto DeepSpeed. 

Parlando, abbiamo scoperto che la frontiera dell’elettrico applicato al contesto nautico, non è una cosa ancora così semplice. Per quale motivo? 

Se parliamo della nautica da diporto sicuramente oggi mancano soluzioni adeguate. I motori elettrici marini di fatto sono nati per piccole imbarcazioni perlopiù da pesca, si muovevano a bassa velocità ed erogavano poca potenza. 

Rispetto ad altri settori della mobilità, il settore navale è quindi sicuramente rimasto indietro.  L’automotive, per esempio, ha fatto passi da gigante grazie soprattutto all’ingresso di un player importante che tutti conosciamo: Tesla, che ha potuto fare una fuga in avanti grazie alla innovazione tecnologica di cui si fa portatrice.

Nel settore navale mancava un soggetto in grado un’azione analoga, soprattutto a causa del fatto che non esisteva ancora una tecnologia alternativa alle eliche (ndr: nate nel diciottesimo secolo), e gli idrogetti non hanno difatto avuto lo stesso successo avuto nel mondo aeronautico a causa di un difetto di impostazione che ne limita fortemente l’efficienza.  

SEALENCE potrebbe essere, e noi lavoriamo affinché lo sia, il soggetto che farà fare anche al settore navale questo balzo in avanti.

Navigazione sostenibile: quanto è importante oggi creare innovazione rispettando l’ambiente? A che punto sta oggi il settore navale in questo senso? 

Per quanto riguarda la prima domanda io direi che è fondamentale, anzi è ormai una strada obbligata.  Non è più concepibile, ai giorni nostri, fare innovazione depauperando l’ambiente: sarebbe un vero e proprio suicidio della nostra specie.  Dobbiamo smetterla, dobbiamo fare uno sforzo in più e cercare di capire come fare innovazione apportando allo stesso tempo dei benefici al nostro pianeta. 

Fortunatamente si vedono i primi segnali di un mondo che si rende conto di quanto sia necessario un drastico cambio di mentalità rispetto al modo di fare impresa e innovazione. 

Pensiamo ad esempio alle certificazioni che si possono conseguire per attestare il livello di impatto sull’ambiente dell’attività di un’azienda. Esistono addirittura fondi di investimento che hanno l’obiettivo di investire solo in progetti a vocazione sociale o ambientale.  Ed è quello che nel nostro piccolo stiamo facendo noi; ciò che guida i nostri sforzi quotidiani e ogni nostra scelta è la volontà di intraprendere una direzione completamente nuova.  In questo scenario, il settore navale si presenta dicotomico. Da un lato vi è una crescente sensibilità per l’ambiente marino e viene anche maggior valore al silenzio. 

Dall’altro la tecnologia è molto indietro, basti pensare che la transizione energetica viene in realtà guidate dal legislatore, e questo dovrebbe farci riflettere: quando il cambiamento è forzato dall’entrata in vigore delle normative anti-inquinamento, abbiamo la misura di quanto siamo arrivati vicino al baratro.

DeepSpeed. Ce lo racconti? 

DeepSpeed è innanzitutto una terza e inedita tipologia di propulsione navale che supera le eliche e gli idrogetti convenzionali, una tecnologia che oggi è brevettata in 47 paesi worldwide.  Innanzitutto abbiamo incorporato il jet e il motore – nella fattispecie elettrico – in un’unica macchina installandolo direttamente in acqua. 

Il posizionamento fuoribordo ci ha quindi consentito di implementare una serie di innovazioni fluidodinamiche che aumentano drasticamente l’efficienza rispetto ai sistemi tradizionali, che diventano di fatto obsoleti.  Aumentare l’efficienza significa, in ultima istanza, consumare molta meno energia per generare la stessa spinta ed è proprio questa la nostra vera innovazione. ll nostro è infatti prima di tutto un ambizioso progetto di efficientamento energetico del comparto navale.

Il fatto poi che il jet sia azionato da un motore elettrico ingenera l’effetto secondario di essere una propulsione perfettamente in linea nel contesto epocale della transizione energetica e della decarbonizzazione del trasporto marittimo. 

Spenderemo meno per arrivare prima: due parole su questo payoff. In che modo le innovazioni Sealence riducono l’impatto economico degli investimenti? In che modo l’innovazione della SEALENCE rende vera questa frase? 

Sicuramente proprio grazie all’elevata efficienza dei sistemi propulsivi DeepSpeed, conseguenza delle nostre innovazione fluidodinamiche.  Dal momento che l’energia, a prescindere da come viene prodotta, ha un costo, nel momento in cui per generare la stessa spinta ne consumiamo meno, stiamo conseguendo un risparmio sul fronte economico. 

Se pensiamo alla grande nautica commerciale, dove anche un piccolo incremento in efficienza corrisponde a un risparmio di molte tonnellate di carburante, e lo rapportiamo alla notevole maggior efficienza di un DeepSpeed rispetto ad un’elica, possiamo avere un’idea della grande ricaduta che avrà il nostro jet in termini economici ed ambientali.  

Per voi è stato molto importante puntare su campagne di Crowdfunding. Quanto è servito questo strumento? Quanto lo consigliereste a giovani startupper alla ricerca di finanziamenti e soprattutto, fiducia? Quali sono invece le difficoltà di andare in crowdfunding (se ne avete incontrate)?

Iniziamo a dire che il crowdfunding è uno strumento facile soltanto in apparenza. Guardando allo scenario europeo ed escludendo il mercato immobiliare, campagne da 30 o 50 mila euro sono alla portata di molti. Quando il taglio comincia a superare i 400-500 mila euro, si parla già di raccolte complesse. Campagne milionarie invece non sono alla portata di molte startup ma neanche di affermate aziende, sia in Italia che all’estero.

Il nostro caso è in realtà un po’ atipico perché fin dall’inizio, tutte le volte che ci siamo rivolti al mercato, abbiamo sempre avuto più offerte di denaro rispetto a quelle che erano le richieste della startup.

Nella prima campagna di crowfunding, ad esempio, abbiamo raccolto 520K€ a fronte di una richiesta di 450K€, restituendone poi 70K€. Nella seconda invece avevamo un obiettivo 1M€ su 60 giorni e ne abbiamo raccolti oltre 2.9M€ in circa 17 giorni. 

SEALENCE dunque non può essere presa come esempio, poiché per la facilità con cui è riuscita a raccogliere fondi rappresenta un unicum, soprattutto pensando che è una startup che agisce in Italia, quindi in un mercato dei capitali non particolarmente evoluto.

Venendo alla seconda parte della domanda, tutti vedono il crowdfunding come strumento di raccolta finanziaria, io l’ho sempre inteso principalmente come uno strumento per validare le condizioni economiche alle quali la startup è disposta a raccogliere finanziamenti.

Infatti, per tramite delle campagne noi validiamo le condizioni che poi sottoponiamo ai fondi. Un salto quantico nel modo di rapportarsi alla finanza, dove è chi ha i soldi a dettare legge.

E’ evidente che tale impostazione non può essere intesa come un modello, in quanto fa perno sulla specificità della SEALENCE, sull’innovazione di cui è portatrice, e sulla credibilità indiscussa del proprio team.   

Parlando invece ai giovani startupper, li inviterei a riflettere su un rischio che un crowdfunding comporta, spesso completamente ignorato.

Una campagna che si conclude con un insuccesso, lascia una macchia indelebile nella vita della startup, dimostrando agli investitori l’incapacità del progetto di attrarre capitali.

A quel punto non solo avremo la difficoltà di non aver raccolto i capitali necessari, ma avremo soprattutto minato la fiducia degli investitori di poter attirare capitali anche in futuro. E siccome la fiducia è alla base della vita di una startup, ecco che avremo gettato le basi del fallimento. A prescindere dalla bontà o meno dell’idea imprenditoriale.

Mi sento quindi di consigliare di affrontare il tema del crowdfunding solo dopo aver studiato attentamente tutti i suoi aspetti e, possibilmente, di evitare un approccio molto “fai da te”. 

Entro il 2030, l’Europa dovrà adeguarsi a standard di impatto energetico ed ambientale, quanto questo aspetto aiuterà il progetto Sealence a crescere ancora di più? Qual è il vostro obiettivo da qui al 2030? 

Stiamo già vivendo oggi una drastica accelerazione sul fronte delle propulsioni elettriche da parte delle flotte commerciali. Nel nostro piano strategico questa dinamica era ben presente ma in realtà ce l’aspettavamo molto più avanti nel tempo.  L’effetto indotto dalla comunità Europea ha invece prodotto un’accelerazione tanto che probabilmente già nel 2021 vedremo un primo traghetto da 24 metri e 160 passeggeri mosso da una propulsione DeepSpeed.

Il vostro è un team che unisce l’esperienza dei senior al talento dei giovani, quanto è importante questo mix generazionale? 

Nel nostro progetto saper bilanciare l’esperienza con l’entusiasmo e l’energia dei giovani è fondamentale. L’esperienza ci permette di approcciare problemi ancora privi di soluzioni adottando un approccio metodologico e strutturato e qui è il background a fare la differenza. Al contempo l’entusiasmo e la libertà di pensiero dei giovani ci permette spesso di trovare soluzioni efficaci ed innovative, fornendo a volte dei punti di vista derivanti da skills lontani dallo specifico problema da risolvere.

Nel nostro team ci sono una varietà di profili diversi, dall’ingegnere biomedico ai laureati in storia dell’arte, ai meccanici, elettronici, aerospaziali, ed ognuno porta la propria visione di quello che deve essere la Sealence e di quello che devono fare i nostri prodotti.

Parlando di team, è recentissima la notizia secondo la quale state prevedendo un piano di espansione che garantirà l’assunzione di oltre 30 persone nei prossimi mesi. Ti va di parlarmene? 

Siamo tutto sommato una startup con solo 4 anni di vita sulle spalle. Ciò nonostante abbiamo bilanci multimilionari, un team che comprende già 26 persone e brevetti depositati in 47 diversi paesi. Sono numeri importanti per una piccola startup italiana, ma se pensiamo che la nostra ambizione è quella di ingenerare un importante cambiamento a livello planetario, ci rendiamo conto di quanta strada abbiamo ancora davanti e di quanto sia complessa la partita. 

Preso atto quindi della nostra attuale inadeguatezza, stiamo agendo per creare la Sealence che verrà, partendo proprio da un piano di assunzioni molto importante non tanto nella numerica quanto nei tempi: le 30 assunzioni solo nel 2021 e rappresentano il primo passo verso la Sealence del futuro.

Credits

https://www.sealence.it/