Mark Zuckerberg mette il bavaglio ai ricercatori che studiavano la disinformazione su Facebook

20/08/2021
Il social network di Mark Zuckerberg ha bannato gli account di diversi accademici. Tutti avevano in comune una cosa: stavano conducendo una ricerca sulla mancanza di trasparenza e disinformazione su Facebook…
Quanto è trasparente Facebook quando si tratta di combattere la disinformazione? Mentre un gruppo di ricercatori universitari conduceva un’indagine sulla trasparenza del social network sui contenuti della pubblicità politica, ma anche sulla sua lotta alle fake news, l’azienda di Mark Zuckerberg ha deciso di bannare i loro account, come ha rivealto The Verge.
Ufficialmente, gli utenti avrebbero violato i termini e le condizioni della piattaforma sfruttando i dati degli utenti di terze parti senza il loro consenso. Piuttosto, secondo gli interessati, si è trattato di un’intimidazione bella e buona, un modo per zittirli. In un’intervista con Bloomberg, Laura Edelson, uno dei ricercatori coinvolti, ha dichiarato: “Facebook ci sta mettendo a tacere perché il nostro lavoro spesso attira l’attenzione sui problemi della sua piattaforma“.
I ricercatori puntavano a una domanda chiave: chi paga per annunci politici mirati su Facebook e come si rivolgono al loro pubblico? In un articolo sul blog pubblicato lo scorso maggio, il gruppo ha spiegato di voler comprendere meglio il funzionamento del social network, in particolare sulla sua gestione degli annunci politici. Per questo motivo avevano sviluppato un plug-in per browser in grado di raccogliere dati sugli annunci visualizzati da Facebook, senza intaccare i dati sensibili.
Secondo la ricerca, Facebook non sarebbe in grado di sapere realmente chi sta pagando per promuovere contenuti politici sul proprio feed. Inoltre, non specifica realmente come determina la sensibilità politica dei suoi utenti, al fine di visualizzare i post più pertinenti possibili. L’unica certezza è che la disinformazione legata all’estrema destra otterrebbe un tasso di coinvolgimento molto più alto di quello legato ai partiti di centro o di sinistra. Un caso che ricorda il famigerato caso Cambridge Analytica.
Da parte sua, Facebook afferma di essersi più volte offerto di collaborare con il gruppo di ricercatori, fornendo loro direttamente le informazioni necessarie per il loro studio. La piattaforma afferma anche di aver avvertito le persone coinvolte lo scorso anno che il loro progetto violava le sue regole e che rischiavano di essere bannate.