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Che cosa è la firma digitale e come si fa ad averla

Che cosa è la firma digitale e come si fa ad averla

By Rosy Chianese

Anche se venne introdotta, in Italia, per la prima volta con il DPR il 10 novembre 1997, la firma digitale è uno strumento che crea ancora troppa confusione negli utenti e dove occorre fare maggior chiarezza, in quanto travolge il concetto di firma che c’è nell’immaginario collettivo. È per questo che nell’articolo di oggi cercheremo di togliere tutti i principali dubbi che ci sono tuttora sulla firma digitale.

Che cosa è la firma digitale?

La prima cosa che è opportuno chiarire e che molti confondono è che una firmata scansionata non è assolutamente considerata una forma digitale. Quando trasformiamo in immagine una firma, tramite scanner, stiamo semplicemente copiando un insieme di bit, privi di ogni significato. Il motivo è sostanzialmente uno: ogni immagine può essere elaborata facilmente e non può essere considerata autentica. Non esistono analisi grafologiche che potrebbero certificare la genuinità di una firma scansionata, in quanto non vi sono elementi in grado di certificare i tre elementi essenziali: originalità, veridicità e riconducibilità.

La differenza tra firma elettronica e firma digitale

Un altro aspetto che genera confusione sulla firma digitale è che spesso viene paragonata alla firma elettronica. In realtà la firma elettronica è un macro-insieme dove è anche compresa la firma digitale. Tecnicamente, la firma elettronica è un insieme di dati che consente di identificare con certezza il firmatario. Ci sono tre tipologie di firma elettronica: semplice, avanzata o qualificata che hanno pieno valore legale e possono sostituire la firma in presenza.

Il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), definisce in questo modo la firma digitale: “un particolare tipo di firma qualificata basata su un sistema di chiavi crittografiche, una pubblica e una privata, correlate tra loro, che consente al titolare di firma elettronica tramite la chiave privata e a un soggetto terzo tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l’integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici”. È infatti la crittografia a chiavi asimmetriche il requisito fondamentale della firma digitale. È quindi molto importante non confondere né sostituire queste due definizioni, in quanto vanno ad identificare entità diverse per cui è importante, in particolar modo in termini legali, separarli funzionalmente.

Il valore legale della firma digitale

La firma digitale, grazie ai protocolli che chiariscono in modo univoco l’identificazione certa del firmatario, ha un pieno valore legale. Quindi, se apposta su un documento, ne certifica la conoscenza e l’aderenza da parte del firmatario e, ovviamente, l’accettazione dello stesso, al pari della più conosciuta firma autografa tradizionale.

Come si legge sul sito dell’Agenzia per l’Italia digitale, “Coloro che desiderano dotarsi di un dispositivo di firma digitale devono rivolgersi ai prestatori di servizi fiduciari accreditati, soggetti pubblici o privati che, sotto la vigilanza di AgID, emettono certificati qualificati (per la firma digitale) e certificati di autenticazione (per le carte nazionali dei servizi)“.

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