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Cosa succede a Spotify? Tantissime le richieste di cancellazione

Cosa succede a Spotify? Tantissime le richieste di cancellazione

By ivananotarangelo

Spotify è nato in Svezia nell’ottobre 2008, grazie all’impegno di una startup locale, Spotify AB, da cui poi la piattaforma ha mutuato al denominazione. Spotify rappresenta un servizio musicale in streaming on demand, che permette di scaricare una selezione di brani di differenti case discografiche e di brand indipendenti. Tra questi vi sono anche Sony, EMI, Warner Music Group e Universal. Nel giugno 2015, Spotify fece registrare oltre 75 milioni di utenti, rilevando una crescita continua, fino a toccare la quota di oltre 70 milioni di abbonati. Spotify offre un servizio gratuito e a pagamento, fruibile nella maggior parte dei paesi europei, asiatici, delle Americhe, in Australia e in Nuova Zelanda. Inoltre, gli utenti possono usare Spotify con Microsoft Windows, con i dispositivi iOS e Android, ma anche con altri device o estensioni web (macOS, Google Chrome OS, Windows Mobile, Windows Phone, Playstation 3, PlayStation 4, Xbox One…). Spotify consente di ricercare musica per album, marchio, genere, album e playlist, ma anche mediante una ricerca diretta.

Tuttavia, nelle ultime settimane la piattaforma di streaming musicale sta registrando tantissime richieste di cancellazione. E sembra che tutto sia iniziato quando il musicista Neil Young ha fatto richiesta di rimozione della sua musica dal servizio di streaming, a causa del podcast di Joe Rogan, fonte di numerose polemiche. Alla richiesta di cancellazione di Neil Young ha fatto seguito anche quella dell’artista Joni Mitchell e, a ruota, molti utenti della piattaforma stanno inondando Spotify, chiedendo la rimozione dalla piattaforma. Per questo motivo, la piattaforma svedese si è vista costretta a sospendere, contemporaneamente, sia il suo servizio clienti il live, sia le richieste di rimozione.

Tristan Snell di MainStreet Law ha provato a trovare una spiegazione, utile a giustificare questa sorta di fuga, che sta colpendo il servizio musicale svedese. A tal proposito, Snell ha affermato: “Spotify non consente più alle persone di annullare gli abbonamenti. Il loro sistema di assistenza clienti è completamente sopraffatto. Alle persone che chiedono di annullare viene detto che non possono. Presumibilmente Spotify consentirà nuovamente le cancellazioni ad un certo punto una volta che il loro sistema non sarà così inondato”. Infatti, mentre alcuni utenti hanno affermato di essere riusciti nell’intento di annullare con successo l’abbonamento a Spotify, altri hanno dichiarato che il sito Web è troppo lento o non risponde alle loro richieste. Nonostante le ipotesi avanzate dagli esperti, la “fuga” da Spotify, almeno al momento, resta un mistero, per cui resta difficile capire cosa stia accadendo all’interno della piattaforma musicale più conosciuta ed usata negli ultimi anni.

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