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Minare Bitcoin dal telefonino è legale?

Minare Bitcoin dal telefonino è legale?

By vanexa95

Minare Bitcoin dal telefonino è legale? Quali normative esistono dietro le criptovalute? Minare Bitcoin può diventare un modo di guadagnare online? E possiamo farlo direttamente dal nostro smartphone? Questi, e molti altri, sono gli interrogativi che attanagliano chi si avvicina al mondo delle criptovalute e ha deciso di guadagnare online. Con una premessa importante: il nostro articolo non vuole essere un invito ad investire in Bitcoin e neanche un manuale per consigli finanziari e fiscali.

Cos’è il Bitcoin?

Quella di cui parliamo oggi è una particolare criptovaluta: il Bitcoin, una moneta virtuale nata nel 2009 da un’idea di Satoshi Nakamoto (pseudonimo dell’anonimo inventore o gruppo di inventori) che al momento ha un tasso di cambio 1 Bitcoin = 41.504,78 euro. Recentemente Bitcoin ha superato PayPal per volume di transazioni (clicca qui per saperne di più).

Minare i Bitcoin

Minare Bitcoin è un’operazione complessa che richiede molta potenza di calcolo. In sostanza per “minare” si intende effettuare dei calcoli matematici complessi per aggiungere un nuovo blocco al blockchain della moneta. Questi quesiti si fanno sempre più difficile man mano che aumentano gli interessati e dunque serve una potenza di calcolo sempre maggiore. Ormai non basta più nemmeno un PC ma ci sono degli appositi macchinari (gli ASIC).

Minare i Bitcoin con il telefonino

Minare Bitcoin dal telefonino è legale ma, considerando il costo dell’energia elettrica, le capacità di calcolo non elevate della CPU dello smartphone, l’usura che l’utilizzo costante porterebbe al dispositivo, non esisterebbe alcun margine di guadagno, anzi. Anziché minare i Bitcoin, potrebbe essere un’idea quella di comprare la monete sui siti exchange cercando di sfruttare l’oscillazione dei tassi di cambio per provare a guadagnare.

Le normative

Lo Stato italiano, ai fini fiscali, considera il Bitcoin una valuta estera. Le plusvalenze di reddito eventualmente determinate dalla speculazione devono essere dichiarate come “redditi diversi” e inserito nel riquadro RW indicando il contro valore in euro e senza la necessità di inserire nella colonna 4 il codice dello stato estero. Ovviamente il Bitcoin, così come le altre criptovalute, non appartengono a nessuno Stato ma sono valute virtuali e digitali. Alla dichiarazione della plusvalenza, tuttavia, non consegue imprescindibilmente la tassazione. Secondo una tesi dell’agenzia delle entrate sono speculative, e dunque oggetto di imposte, solo le azioni che creano una plusvalenza superiore a 51.645,69 euro annui. L’aliquota è pari al 26%. Se vuoi saperne di più, ti rimandiamo alla nostra fonte.

 

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